Come l’algospeak sta cambiando il linguaggio mondiale

L’algospeak è un tipo di linguaggio diffuso nel web negli ultimi decenni. Sicuramente lo hai utilizzato anche tu senza rendertene conto, oppure lo hai letto e lo hai compreso perché la conversazione ti era familiare. Altre volte lo avrai visto ma non ne hai capito il significato, perché non conoscevi il contesto.

Questo linguaggio è nato in risposta a politiche di censura e shadowban nel web, quando determinate parole o temi possono portare a restrizioni. Gli utenti hanno perciò iniziato a creare varianti linguistiche per esprimere concetti sensibili senza incorrere in penalizzazioni. Queste tecniche per bypassare la censura sono diventate talmente diffuse e seguite da generare un vero e proprio sistema di comunicazione, chiaramente riconoscibile dagli esseri umani ma spesso non dai sofisticati sistemi informatici.

Cos’è l’algospeak e cosa significa

Il termine “algospeak” è una combinazione di due elementi. “Algo” che deriva da “algoritmo”, un insieme di istruzioni o regole utilizzate dai computer per elaborare dati e prendere decisioni. Gli algoritmi sono alla base del funzionamento dei motori di ricerca e delle piattaforme social, determinando come i contenuti vengono mostrati o censurati. “Speak” si riferisce alla comunicazione e al linguaggio.

Quindi, “algospeak” indica un linguaggio o una modalità di comunicazione sviluppata in risposta agli algoritmi del web. Inizialmente i codici di linguaggio algospeak venivano usati da piccoli gruppi. Un po’ alla volta anche il pubblico più ampio del web e dei social ha imparato a comprenderli e ad utilizzarli, creando varianti e nuove parole e attribuendo nuovi significati a parole esistenti.

L’algospeak e la storia dei linguaggi in codice

Si può considerare l’algospeak un tipo di linguaggio in codice. Nel corso della storia i linguaggi in codice hanno svolto un ruolo fondamentale per la comunicazione umana e sono stati usati per vari scopi. Hanno permesso alle persone di esprimere idee, proteggere informazioni e mantenere identità culturali attraverso le epoche, adattandosi ai cambiamenti sociali, politici e tecnologici.

La crittografia e il Cifrario di Cesare sono esempi storici di mezzi di comunicazione per proteggere informazioni sensibili. La crittografia è una tecnica utilizzata per proteggere informazioni trasformandole in un formato illeggibile, chiamato testo cifrato, che può essere decifrato solo da chi possiede la chiave corretta.

Il Cifrario di Cesare invece è un tipo di crittografia a sostituzione semplice in cui ogni lettera di un testo viene sostituita con un’altra lettera a un numero fisso di posizioni più avanti nell’alfabeto. Ad esempio, con uno spostamento di 3, la lettera “A” diventa “D”, “B” diventa “E”, e così via. È uno dei più antichi e semplici metodi di crittografia, utilizzato da Giulio Cesare per proteggere le sue comunicazioni. Questi tipi di linguaggio in codice sono essenziali in contesti militari e diplomatici per garantire la riservatezza delle comunicazioni.

Molte culture, gruppi sociali, come i mercanti o le corporazioni artigiane, hanno sviluppato lingue segrete o gerghi per distinguersi dagli estranei. Usavano parole e frasi specifiche che solo i membri del gruppo potevano comprendere, rafforzando il senso di appartenenza e proteggendo contenuti riservati.

Nel contesto sociale e politico, i linguaggi in codice sono stati utilizzati per eludere la sorveglianza, comunicare messaggi di protesta e trasmettere informazioni senza attirare l’attenzione delle autorità.

Nella letteratura e nell’arte, simboli e metafore fungevano da codici per trasmettere significati più profondi. Ad esempio, durante periodi di censura, autori e artisti spesso hanno utilizzato allegorie e simbolismi per esprimere idee politiche o sociali senza esporsi a ritorsioni. In tempi più remoti molte religioni hanno evitato di pronunciare il nome del diavolo per paura di evocarlo e hanno utilizzato altri termini per riferirsi ad esso.

Con l’avvento della tecnologia, i linguaggi di programmazione possono essere visti come una forma moderna di linguaggio in codice. Sono stati creati per comunicare istruzioni a macchine e computer, ma possono anche nascondere significati e funzioni dietro una sintassi specifica.

Perché le persone usano il linguaggio algospeak nei social media

Gli utenti del web usano l’algospeak per esprimere idee o opinioni che altrimenti potrebbero essere soggette a censura. Di per sé non è una pratica positiva o negativa: dipende dall’utilizzo che se ne fa.

Sappiamo bene che i social network tendono a censurare determinate parole con conseguente penalizzazione del profilo che ne fa uso. Il problema è che spesso non comprendono il contesto in cui una parola compare.

Pensiamo ad esempio a parole collegate a violenza, aggressione o minacce. Oppure parole considerate oscene, razziste, sessiste o discriminatorie. E ancora i termini sessualmente espliciti, o che si riferiscono a sostanze illegali o a movimenti politici. Il contesto in cui queste parole sono usate fa la differenza.

Se una parola di minaccia appare in una frase che incita all’odio deve essere giustamente censurata. Ma se la stessa parola è impiegata per descrivere obiettivamente la situazione in cui si è trovata una persona minacciata da un’altra, esortando a denunciare questi comportamenti? In teoria non dovrebbe subire censura, perché si tratta della spiegazione di un fatto di cronaca, che tra l’altro va a denunciare un comportamento scorretto e ha finalità educative. Purtroppo spesso questo non succede e gli algoritmi tendono a censurare le parole indipendentemente dal contesto in cui si trovano e non comprendono frasi con umorismo, sarcasmo e citazioni.

L’algospeak è un modo innovativo per comunicare messaggi complessi senza utilizzare parole chiave che possano attivare algoritmi di filtraggio. Spesso richiede una certa creatività e allusività, similmente ai linguaggi simbolici o metaforici.
Come molti linguaggi in codice, l’algospeak è in continua evoluzione, adattandosi ai cambiamenti delle politiche di moderazione e dei comportamenti degli utenti. Questo lo rende un fenomeno linguistico vivente e fluido.

Alcuni esempi di linguaggio algospeak

Esempi comuni di algospeak includono giochi di parole, combinazioni e sostituzioni di lettere, acronimi e abbreviazioni che permettono agli utenti di comunicare senza attirare l’attenzione indesiderata degli algoritmi.

Emoji

Gli emoji sono uno degli strumenti principali utilizzati nell’algospeak. Possono sostituire parole o frasi che potrebbero essere censurate. Ad esempio, invece di usare una parola controversa, gli utenti possono utilizzare un emoji che ne rappresenta il significato, eludendo così i filtri. L’uso di emoji consente una comunicazione più creativa e allusiva; combinando emoji si possono trasmettere messaggi complessi in modo che solo chi è dentro la conversazione e il contesto capisca il vero significato.

Leetspeak

Il leetspeak è una sottocategoria dell’algospeak. Con il leetspeak si usano caratteri alfanumerici per sostituire le lettere. Alcune sostituzioni che si possono fare sono queste: A = 4, E = 3, I = 1, O = 0, T = 7.

Proviamo a scrivere la parola “tavolo” in leetspeak: 74v0l0. La parola vista in questo modo potrebbe essere difficile da comprendere. Ma dobbiamo pensare che il termine espresso in leetspeak è sempre inserito all’interno di una frase scritta correttamente nel linguaggio comune. Il lettore ha quindi ben presente il contesto della comunicazione e lo sforzo di leggere la parola camuffata è minimo. Ecco un esempio di frase con una parola in leetspeak: “Ieri sera sono stato a cena nel ristorante di Mario Rossi e il cibo faceva veramente 5ch1f0”.

Non esiste una regola fissa per leetspeak; gli utenti possono inventare le proprie sostituzioni, rendendolo un linguaggio altamente creativo e personalizzabile.

Letter substitution

Oltre alla sostituzione di lettere con numeri si possono usare alterazioni delle lettere: in tal caso di parla di letter swapping o letter substitution o leetspeak avanzato. Ad esempio si possono sostituire lettere con lettere o fonemi simili: f con ph e ch con k. La parola di prima risulterebbe quindi “5k1ph0”.

Letter masking

La tecnica di usare asterischi o altri simboli per mascherare lettere in una parola è comunemente chiamata letter masking o character masking.
Ad esempio, in un commento potrei scrivere “quello è uno *tupid*” in modo da proteggere il termine da possibili filtri, consentendo comunque ad un lettore di dedurre la parola.

Image Masking

La tecnica di algospeak viene usata anche nelle immagini per camuffare le lettere o tagliarle in modo che non siano riconoscibili dagli algoritmi di Google e dei social; tuttavia risultano sempre perfettamente leggibili dagli utenti. Questa tecnica è comunemente conosciuta come image masking o text masking. Le lettere sono distorte, sovrapposte o tagliate in modo che non siano facilmente riconoscibili dal riconoscimento ottico dei caratteri (OCR).

Acronimi e abbreviazioni, scrittura a specchio o invertita

L’algospeak si basa spesso sull’utilizzo di acronimi o abbreviazioni per esprimere concetti complessi senza usare parole chiave. Ad esempio, LOL, WTF, OMG. Anche scrivere le parole in modo invertito o riflesso rende difficile per gli algoritmi riconoscere il testo. Nel web puoi trovare dei tool che permettono di riscrivere le frasi in modo invertito o riflesso o di usare altre tecniche di algospeak.

Problemi relativi all’utilizzo dell’algospeak

Le problematiche dell’algospeak includono diversi aspetti legati alla comunicazione online. L’uso di termini criptici o modificati per evitare la censura degli algoritmi può rendere i post meno chiari e più difficili da comprendere per chi non è familiare con il linguaggio codificato o con quel determinato contesto.

Inoltre la necessità di evitare parole sensibili per non incorrere in penalizzazioni limita la possibilità di discutere apertamente di temi delicati o importanti, come salute, politica o giustizia sociale, costringendo gli utenti a trovare modi indiretti e meno efficaci per esprimersi.

Dal canto loro le piattaforme online hanno notevoli difficoltà nel monitorare contenuti e stabilire regole adeguate per creare un ambiente di comunicazione trasparente, tranquillo e di qualità.

In ogni caso l’algospeak è una finestra sui meccanismi di interazione tra individui, tecnologia e regolamentazione e offre agli studiosi strumenti per analizzare come la comunicazione digitale modelli le dinamiche sociali.

Fonti:
Internet ‘algospeak’ is changing our language in real time, from ‘nip nops’ to ‘le dollar bean’ | The Washington Post | April 8, 2022
Cos’è l’algospeak, il linguaggio usato online per sfuggire allo shadow ban di TikTok | di Emanuele Capone, Francesco Marino | 29 Novembre 2022